Bi è un bambino che vive con i suoi genitori, la zia e la cuoca ad Hanoi. Dopo anni di assenza torna il nonno paterno, gravemente malato, stabilizzandosi in casa loro. Mentre Bi si avvicina al nonno, il padre lo evita rincasando ubriaco dopo aver fatto visita a una giovane massaggiatrice per la quale prova una forte attrazione. La madre paziente fa finta di non vedere, mentre la zia ancora nubile si infatua di un giovane studente della sua scuola.
Bi, dung so! (titolo originale) è uno di quei film che continuano a ronzare per la testa a visione conclusa. Ancora dopo giorni, continui a pensare a quella o a quell’altra scena, domandondoti quale sia la chiave di lettura o semplicemente perché ti ha colpito. Ancora adesso ripenso spesso al finale, a mio avviso triste e negativo.

Il regista Dang Di Phan indaga le relazioni umane in ambiti intimi, familiari,
scoprendone la freddezza e l’assenza di calore. Proprio come la mela
rossa congelata da Bi all’interno della lastra di ghiacchio rappresentazione delle
emozioni e dell'amore, rimasti segregati tra i muri ghiacciati eretti
intorno alle persone.

La moglie dal canto suo cerca in tutti i modi di essere una buona compagna e quando finalmente riesce ad avere attenzioni dal marito, si sentirà ancor più sola, consapevole che il marito non la ama.

Vincitore di due premi a Cannes nel 2010 (ACID Award e SACD Award) dimostra una bella fotografia, sensibilità ai sentimenti umani e buona regia, pecca un po’ di trasporto, ma chissà, forse è lo stesso freddo umano che emana il film.
(Versione 1,1)
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