martedì 19 febbraio 2013

The Face of Another


A causa di un incidente sul lavoro Okuyama rimane irriducibilmente ustionato, costringendolo a portare delle bende su tutto il volto. Alienato e senza più un viso, con l'appoggio del suo psichiatra Hari indossa una maschera realistica all'insaputa di tutti. Dove lo porterà la maschera? Ora che ha un volto può definirsi qualcuno?



Recensione di Picchi

The Face of Another, tradotto in italiano Il volto dell'altro (Tanin no kao他人の顔 in giapponese) è un film del 1966 diretto da Hiroshi Teshigahara basato sul romanzo di Kōbō Abe che ne ha adattato la sceneggiatura. Considerato il terzo di una fortunata trilogia di collaborazione tra i due artisti che avevano già lavorato insieme in Pitfall e The Woman in the Dunes (ne seguirà un'altra The Man Without a Map del 1968 con la sola differenza di non essere in bianco e nero).
Con i precedenti film le tematiche in comune non sono poche: relazioni distorte, maschere, sosia, identità. In questo sconvolgente film esistenzialista sci-fi, Teshigahara indaga le tematiche dell'identità umana all'interno di una società, per la precisione la società giapponese anni '60, in cui il boom economico dopo il disastro della guerra era in pieno rigoglio.

In The Face of Another c'è tutta un'analisi profonda sulle implicazioni psicologiche e filosofiche di avere o non avere un volto. Uno spazio di pelle di pochi centimetri sopra il collo è fondamentale all'uomo. Un volto può infatti essere la prova della propria esistenza e identità, uno strumento di comunicazione delle proprie emozioni e di connessione con i propri simili, di mediazione tra la mente dietro di esso e il mondo di fronte. Il film si concentra su come l'incidente che lascia Okuyama (Tatsuya Nakadai) privo d'identità ma per il resto illeso, modifica profondamente i rapporti con tutti i suoi conoscenti. Come si siede in poltrona a casa sua, con la faccia bendata, sua moglie è tesa e nervosa in sua presenza, impossibilitata a scrutargli le espressioni, mentre il suo capo (Eiji Okada) non riesce ad affrontarlo in piedi nel suo ufficio. Come anche nei suoi film precedenti gli attori non sono molti, in Woman in the Dunes si aveva la sensazione di un film lento e allungato in quanto i personaggi erano solo in due e tutto girava intorno ad essi. In The Face of Another non si ha questa sensazione, perché allo spettatore scorre sotto gli occhi la metamorfosi psichica e fisica di Okuyama nonostante il ritmo lento e i lunghi dialoghi. La trasformazione del protagonista è ben visibile nei rapporti con la moglie, lo psichiatra e la sua assistente.
La storia principale è intervallata da quella di Irie, (assente nel romanzo) una giovane e bella ragazza sfigurata per metà del suo viso a causa della bomba atomica (deducibile quando ricorda l'infanzia a Nagasaki). La storia parallela, stavolta è una donna dal volto rovinato, rappresenta senz'altro una narrazione alternativa.

Oltre all'analisi sulla natura dell'identità e del suo riflettersi sulla società, The Face of Another vanta una bellissima regia, con inquadrature insolite e la partecipazione di Tōru Takemitsu alla colonna sonora e Hiroshi Segawa come direttore della fotografia. Memorabili le scene girate all'interno della clinica psichiatrica, in cui i protagonisti si aggirano in spazi divisi tra vetri e pareti riflettenti e cambi di luci. Tatsuya Nakadai che interpreta magistralmente Okuyama è in ottima forma, assistito dall'altrettanto brava Machiko Kyō, in prestito dalla Daiei, nei panni della moglie e dallo psichiatra Mikijirō Hira.
Ingiustamente poco conosciuto dal grande pubblico The Face of Another è un vero pezzo di cinema.



Sottotitoli in italiano
(Versioni 1,86 e 1,19


Trailer

2 commenti:

ashj.williams ha detto...

Capolavoro...Solamente questo.

Picchi ha detto...

Concordo ashj! Grazie per essere sempre il nostro fan n°1!

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